La Cooperativa Gulliver raccontata da un'educatrice

Famiglia Allargata

“Le comunità educative di accoglienza sono un po’ mondo a sé stante e manca tanta informazione. Le persone non sanno ad esempio la differenza tra una casa famiglia e una comunità educativa di accoglienza. A volte neppure gli insegnanti sanno bene come vivono i ragazzi.

Per questo è importante informare e sensibilizzare i cittadini e possiamo farlo anche attraverso il bilancio sociale.

Una volta un piccolo ospite mi ha raccontato che quando l’hanno portato da noi si immaginava che le stanze fossero senza finestre oppure che ci fossero le sbarre come in carcere e la nonna gli aveva detto che in comunità non si possono portare i pantaloni corti in estate. Anche i genitori dei bambini a volte non sanno che questa è una casa che funziona come una “famiglia allargata” che ha le sue regole, come tutte le case, che vanno rispettate.

E poi ci sono le stanze: la cucina per fare colazione e mangiare insieme ed a volte anche improvisarci cuochi, la biblioteca e la ludoteca, gli spazi per i giochi, per la televisione, per i laboratori di arte ed i parchi e le montagne della splendida Val di Vara per respirare aria pura e correre e giocare.

Lavorare con Gulliver significa venire a contatto con tante storie nuove ed imparare tanto, a volte anche storie molto tristi.

Spesso è difficile spiegare il nostro lavoro come educatori agli altri: ma è un lavoro bellissimo, nel quale non ti annoi mai, anche se a volte fai fatica a chiudere la porta della comunità a fine turno e non continuare a pensarci. Si fa fatica a staccare.

Il Covid ci ha disorientato tutti perché abbiamo dovuto rispettare regole che a volte neppure capivamo. Ma ce l’abbiamo fatta, insieme, perché ci siamo supportati gli uni con le altre ed i bambini si sono comportati benissimo”